100 anni (ripidissimi) di Lumignano, paradiso verticale per ogni climber
Un’isola di calcare nel cuore del Veneto, Lumignano si erge sui Colli Berici come una «mecca» per gli appassionati di arrampicata sportiva con le sue pareti verticali che attraggono migliaia di climber da tutto il mondo. Questa falesia — 30 chilometri a sud di Vicenza — non è solo un paradiso per chi cerca l’adrenalina tra le sue vie, ma anche un capitolo vivente della storia dell’arrampicata, testimone dell’evoluzione di questo sport. La leggenda di Lumignano — frazione del Comune italiano di Longare, in provincia di Vicenza — prende vita esattamente 100 anni fa, nel 1924, quando Severino Casara, un pioniere dell’arrampicata, e Francesco Meneghello conquistarono il camino verticale della «sbrega», una via che ancora oggi parla al cuore degli scalatori. All’inizio dell’anno, il Club alpino italiano, attraverso la Sezione di Vicenza, ha completato la riqualificazione di 220 vie di arrampicata nel versante sud della falesia di Lumignano, di cui 18 dedicate ai bambini e 30 ai principianti, oltre alla realizzazione di nuove soste e protezioni su buona parte dei cammini riservati ai più esperti. Lo scorso febbraio, durante la cerimonia del taglio del nastro, è stato inaugurato il «Sentiero di Matteo» dedicato a Matteo Cazzola, nuovo percorso d’accesso al settore Minetti della falesia, intitolato al 35enne socio del Cai Vicenza travolto ad una valanga a marzo del 2023 durante un’uscita scialpinistica in Norvegia. È a partire dagli anni ’70 che il piccolo comune inizia a brillare sul serio, grazie agli exploit di figure leggendarie come Renato Casarotto e, poi, con l’arrivo di Heinz Mariacher. Questi nomi, insieme a quello di Michele Guerrini, un pilastro della comunità di arrampicatori ancora molto attivo, e gli eccezionali contributi di Martin Scheel e del leggendario Manolo, hanno creato la fama di Lumignano negli anni ’80. Le vie della falesia Classica, nel versante ovest, e di quella dirimpetto, la Nuova, che si elevano in verticale alle spalle del paese, hanno raggiunto l’apice della loro fama negli anni d’oro dell’arrampicata sportiva, diventando un punto di riferimento per i climber più ambiziosi. La roccia, qui, dalla rara conformazione a buchi e canne, risale al periodo oligocenico ed è principalmente costituita da materiale sedimentario. Non è raro osservare coralli, frammenti di alghe, molluschi e resti di crostacei che risalgono al Pliocene, quando tutta la pianura veneta era sommersa dal mare. Questa calcarenite, conosciuta come «pietra di Vicenza», è quella che Andrea Palladio utilizzò per costruire molte delle ville e dei palazzi che fanno parte del sito Unesco «Città di Vicenza e le Ville del Palladio nel Veneto». Una pietra dal colore biancastro o paglierino, tenera, e che si presta bene al taglio; in passato veniva estratta in cave aperte sui Colli Berici, mentre oggi si ricava nella profondità del monte per non deturpare il paesaggio. In passato, i blocchi di pietra venivano calati con corde e scivoli lungo pareti ripidissime, fino a raggiungere il fiume Bacchiglione. Qui venivano issate sulle chiatte per raggiungere Vicenza, Padova e Venezia e molte altre località venete collegate dalle vie d’acqua che agli anni Sessanta erano le uniche «autostrade» per il trasporto delle merci. Storie e tradizioni di un passato che oggi rivive grazie agli itinerari in barca, in bici e «slow» proposti dalla rete di operatori turistici Slow Flow – Veneto Waterways. Paolo Cogo di Gentes Viaggi è uno di loro ed è originario di queste zone: «Ci sono luoghi tra Vicenza, i Colli Berici e i dintorni, che sono veri paradisi naturalistici e vantano un patrimonio culturale inestimabile. Essendo fuori dai circuiti del turismo di massa, qui si possono ancora fare esperienze genuine, lontano dalla folla». Il compagno perfetto per scalare a Lumignano è Michele Guerrini, trentino trapiantato a Vicenza, che a partire dal 1976 ha aperto molte di queste vie: «Chiodando una parete dopo l’altra, queste falesie, da semplici palestre di allenamento, si sono conquistate un posto importante nei circuiti internazionali di arrampicata. Da hobby, l’arrampicata è diventata una vera disciplina sportiva nel 1985 con le prime gare di Bardonecchia, fino al debutto come nuovo sport ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020». La sua guida Lumignano. Arrampicare nei Colli Berici (Idea Montagna editore), in italiano, inglese e tedesco, è la bibbia per gli scalatori di tutto il mondo che vengono qui, nei Colli Berici del Veneto, per mettersi alla prova. Per ogni falesia vengono date le informazioni sul tipo di roccia, lo stile di arrampicata, l’esposizione delle pareti, l’accesso ai diversi settori, mentre le immagini riportano le vie con numeri e nomi per identificarle, specificando il grado di difficoltà di ciascuna. Le pareti verticali di Lumignano, un paese di meno di 1.000 abitanti, sono conosciute per la qualità della roccia e la difficoltà tecnica delle vie chiodate, adatte a chi ha già una certa esperienza e preparazione. Sono circa 800 i percorsi con diversi livelli di difficoltà distribuiti tra Lumignano, Barbarano, San Donato e Castegnero, ma circa la metà è di grado 6 e 7. Gli esperti di arrampicata sanno che la piccola frazione vicentina ha però fatto scuola e che la gradazione delle vie è particolarmente severa, risultando spesso più impegnativa che altrove. Questo vale soprattutto per le vie della Classica e della Nuova, come fa notare Guerrini, che conosce questi percorsi meglio di casa sua: «In effetti trascorro quasi più tempo tra queste rocce che a casa!». Una delle vie più popolari è quella che sale dalla chiesa di Lumignano, composta da tre falesie distinte, la principale delle quali è denominata proprio Sopra la chiesa. Su questa falesia, per via dell’accesso comodo e per i tanti itinerari di difficoltà non estrema, in certe giornate capita di incontrare decine di scalatori, che si ritrovano nelle vicinanze della chiesa, dove parte una scalinata che dà inizio al sentiero per l’Eremo di San Cassiano, incastonato tra le rocce. Queste pareti di roccia chiara nel cuore dei Colli Berici, che ogni tanto si aprono per accoglierti in una grotta naturale o una vecchia cava, rappresentano un campo di prova per gli scalatori che cercano sfide sempre più ardite. Lumignano è dunque un faro per l’arrampicata sportiva, un luogo dove passato e presente si incontrano, dove ogni presa racconta una storia e ogni via è un’avventura da vivere. In questo angolo di Italia, la passione per l’arrampicata si tramanda di generazione in generazione, rendendola non solo una destinazione, ma un vero e proprio patrimonio dello sport.